Dopo un attacco terroristico in Kashmir, l’India accusa il Pakistan, sospende il Trattato delle acque dell’Indo.
Da decenni, la regione del Kashmir è al centro di una disputa irrisolta tra India e Pakistan, due nazioni confinanti dotate di armi nucleari. Il confine non ufficiale che separa le due forze militari è noto come Linea di Controllo, un confine che spesso è teatro di scontri armati, infiltrazioni e accuse reciproche. Nonostante diversi tentativi di dialogo e cooperazione, le relazioni bilaterali restano fragili e condizionate da eventi che alimentano la sfiducia.
Il contesto geopolitico attuale ha visto la progressiva erosione dei rapporti diplomatici, con episodi di violenza e accuse incrociate che ciclicamente riportano la tensione a livelli critici. Uno di questi episodi, avvenuto recentemente, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno.

Una miccia accesa nel cuore dell’Himalaya
Il 22 aprile 2025, un attacco terroristico nella località turistica di Pahalgam, nel Kashmir, ha provocato la morte di 26 persone, tra cui turisti indiani e un cittadino nepalese. Il gruppo Fronte della Resistenza, legato a milizie estremiste, ha rivendicato l’attentato. Immediata è stata la reazione dell’India, che ha accusato il Pakistan di fornire appoggio a queste organizzazioni, alimentando il terrorismo transfrontaliero.
In risposta, il governo indiano ha adottato misure drastiche: sospensione del Trattato delle acque dell’Indo, firmato nel 1960, chiusura dei principali valichi di frontiera, e soprattutto l’ordine di espulsione per tutti i cittadini pachistani presenti in India, ad eccezione dei diplomatici, con scadenza fissata al 29 aprile.
La svolta che potrebbe cambiare gli equilibri regionali
Solo negli ultimi giorni, la possibilità di una escalation militare è divenuta concreta. Il Pakistan, vedendo nella sospensione del trattato un’aggressione diretta, ha risposto con dure dichiarazioni, definendo l’azione “un atto di guerra”. Intanto, migliaia di persone sono scese in piazza, sia in Kashmir che nel resto dell’India, chiedendo giustizia e sicurezza.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione. Il timore principale non è più se l’India reagirà militarmente, ma quando e come lo farà. La crisi potrebbe segnare una svolta pericolosa in una delle regioni più delicate del pianeta.